Insieme per renderci utili alla comunità
 

Sabbione, storia di una diga e degli uomini che l’hanno costruita

Ospite del nostro club lunedì 17 Aprile 2023 l’ingegner Andrea Cannata che ha donato ai presenti uno sguardo sulla storia della diga del Sabbione, attraverso le immagini da lui raccolte e racchiuse nello straordinario libro “Sabbione, storia di una diga e degli uomini che l’hanno costruita” edito da Bella Vite.

Lo sbarramento artificiale, situato a 2460 m slm in alta Val Formazza, risulta il più grande bacino idroelettrico Enel del Piemonte. L’acqua dell’omonimo lago viene utilizzata nella centrale idroelettrica di Morasco, dove due gruppi turbina/alternatore producono una potenza netta di 45,6 MW. La diga venne costruita tra il 1949 e il 1953. Nel corso dei lavori il regista Ermanno Olmi girò il suo primo film, un cortometraggio di dieci minuti circa intitolato “La diga del ghiacciaio”.

«Le dighe sopravvivono a chi le ha disegnate, costruite e le gestisce» dice l’ing. Cannata facendo trapelare la sua passione per queste durature costruzioni. Le centrali costruite in quell’epoca erano molto curate anche dal punto di vista architettonico, in pietra, centrali che mettessero in evidenza la forza Società Edison, ma che avessero anche rispetto per il territorio

«Il progetto del Sabbione non era di per se complicato – ha spiegato Cannata – ma in piena autarchia bisognava utilizzare meno materiale possibile» e l’ingenier Claudio Marcello, uno dei più grandi progettisti di dighe a livello mondiale, pensa di fare una diga più leggera, con muro vuoto al centro. Il disegno è molto ricercato, le pareti sono più sottili e la gravità è alleggerita. Il progetto è così entusiasmante che ne saranno poi costruite altre dodici in italia e quattro all’estero prendendo il nome di “dighe tipo Marcello”.

«Il vantaggio della struttura è anche il risparmio del 30% dei materiali e quindi economicamente conveniente» ha evidenziato Cannata.

Capo cantiere al Sabbione, il geometra Paolo Cassano, con settecento persone che lavorano con lui.

Per portare in loco materiale per la costruzione, fu realizzata appositamente una teleferica, non c’erano ancora elicotteri a disposizione, i materiali venivano portati a spalla o a dorso di muro. Furono necessari 140 mila viaggi.

I lavori venivano sospesi durante i mesi invernali e riprendevano a marzo quando si saliva a ripulire il cantiere dall’abbondante neve e riparare eventuali danni causati proprio dalle nevicate. «Il cantiere era già moderno – evidenzia Cannata – oggi si lavorerebbe in modo molto simile, solo con un’attenzione in più alla sicurezza degli operai». «Durante la costruzione gli iceberg nel lago che galleggiavano, creavano onde nel lago fastidiose in termini di sicurezza per chi stava lavorando». Nel 1954 la lingua del ghiacciaio arrivava ancora fino alla diga, ora è circa 300 metri più indietro dell’inizio del lago.

Nel 1953 venne avviata la prima macchina. In media un impianto idroelettrico dura circa settant’anni anni, «la più duratura in assoluto rispetto ad altri impianti per la produzione di energia» spiega Cannata.

L’impianto di Morasco Sabbione, ha concluso nel 1953 l’epopea dei lavori in Formazza.